La storia della massoneria in breve

La Massoneria è una “disciplina esoterica“, nel senso che alcuni aspetti della sua attività interna non sono di dominio pubblico, ma coperti da riservatezza.

I membri della Massoneria (i Massoni) sono chiamati anche frammassoni, forma italianizzata del francese franc-maçon (freemason in lingua inglese), cioè «libero muratore».  Il nome deriva dalla pretesa discendenza della Massoneria dall’associazione di operai e muratori che si rifà alla leggenda di Hiram, architetto del Tempio di Salomone.

La Massoneria è nata come associazione di mutuo soccorso e perfezionamento morale tra artigiani muratori, mentre in seguito adottò l’attuale veste speculativa, trasformandosi in una confraternita di tipo iniziatico caratterizzata dal segreto rituale, con un’organizzazione mondiale.

I suoi affiliati condividono gli stessi ideali di natura sia morale sia metafisica e la comune credenza in un Essere supremo, chiamato Grande Architetto dell’Universo.

Non è facile ricostruire, in termini storicamente incontrovertibili, la nascita della Massoneria come fenomeno concretamente documentabile e per questo alcuni sono arrivati a concludere che le sue vere origini si perdono nella storia.

Le radici della Massoneria vengono fatte risalire tradizionalmente – da parte dei suoi membri – alla costruzione del Tempio di Salomone (il Tempio Interiore o Tempio Esoterico) ed alla leggenda di Hiram Abiff.  Secondo la Bibbia, Hiram venne inviato dal re di Tiro a Salomone, per aiutarlo nella costruzione del Tempio.

Nella leggenda Massonica il geniale artigiano diviene invece l’architetto del Tempio, preposto alla direzione di tutti i lavori e di tutti gli operai.  Il racconto ha una sua chiave d’interpretazione mistica e rinvia ai concetti di Perfezione, meta della ricerca mistica, e di Grande Opera (l’opera del Grande Architetto costruttore del mondo), attraverso la cui comprensione avviene l’ingresso del sacro nel profano.

La Massoneria simbolica si fonda su questa visione mistica e perciò avrebbe esclusivamente a che fare con un cammino spirituale.
Una fonte storica assistita da maggior documentazione (ma comunque storicamente non comprovata) asserisce l’antichità della Massoneria basandosi sul Regius ManuscriptPoema Regius (detto anche Halliwell Manuscript, dal nome di chi lo scoprì nel 1840), databile al 1390, che fa riferimento a molte frasi e concetti simili a quelli che si ritrovano nella Massoneria: tale manoscritto consta di 794 versi in rima baciata e in inglese medioevale.
Secondo tale narrazione leggendaria, la Massoneria è geometria, arte o scienza d’eccellenza applicata alla muratorìa;  primo maestro ne fu Euclide e patria d’origine l’Egitto, da cui giunse in Inghilterra al tempo del re Atelstano, che le diede le prime costituzioni.

Le difficoltà nello stabilire una datazione precisa sulla nascita del fenomeno Massonico sono in buona misura una conseguenza della segretezza che – specialmente nelle epoche passate – avvolgeva “l’Ordine”: a sua volta, il fatto che la Massoneria abbia spesso fornito un rifugio per i non ortodossi ed i loro simpatizzanti durante un’epoca in cui certe attività potevano finire con la morte può essere all’origine delle tradizioni degli incontri segreti e le strette di mano.

La fondazione della Gran Loggia di Londra, successivamente denominata Gran Loggia d’Inghilterra, segnò formalmente o convenzionalmente l’atto di trapasso dall’antica Massoneria di mestiere o operativa a quella moderna o speculativa:  il 24 giugno 1717 quattro Logge londinesi decisero di darsi una nuova organizzazione centralizzata, cui dettero il nome di Gran Loggia di Londra.
Il 14 gennaio 1723, grazie al lavoro del pastore presbiteriano James Anderson, le Logge adottarono le cosiddette Costituzioni di Arderson.

Famoso è il Titolo I, concernente Dio e la religione:
“Un Massone è tenuto, per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se egli intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso.” 
Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese a essere della religione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse,  oggi si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono, lasciando a essi le loro particolari opinioni;  ossia, essere uomini buoni e leali o uomini di onore e di onestà, quali che siano le denominazioni o confessioni che servono a distinguerli;  per cui la Massoneria diviene il Centro di Unione e il mezzo per annodare una sincera amicizia tra persone che sarebbero rimaste in perpetuo estranee.

In un Paese come l’Inghilterra, per quasi due secoli sconvolto da rivolgimenti politici, sociali e dinastici all’insegna delle divisioni religiose l’autodefinizione della Massoneria quale “centro d’unione” tra gli uomini, sulla sola base delle loro qualità morali e di una religiosità non precisamente qualificata, costituiva un netto salto in avanti, semi-utopistico e rivoluzionario.

Il XVIII secolo vide una costante diffusione della Massoneria nel vecchio e nel nuovo continente, secondo le linee di espansione dell’impero britannico, dei suoi commerci marittimi e delle colonizzazioni.
Di questa propagazione, concretizzatasi nella fondazione di Logge successivamente regolarizzate mediante la concessione di patenti dall’una o dall’altra Gran Loggia inglese – oppure dalle Grandi Logge di Scozia e di Irlanda – strumento efficacissimo furono le Logge militari, costituite all’interno delle unità dell’esercito inglese e frequentemente trasferite da una parte all’altra dell’impero.

Lo sviluppo della nuova Massoneria fuori delle isole britanniche fu rapidissimo:

  • nel 1728 furono fondate una Loggia a Madrid ed una a Gibilterra;
  • nel 1731 la G. L. di Londra nominò un Gran Maestro provinciale per la Russia;
  • sempre nel 1731 una Loggia inglese fu fondata a Firenze;
  • nel 1733 a Boston nacque la prima Gran Loggia provinciale americana;
  • nel 1734 i Liberi Muratori olandesi elessero un gran maestro per le Province Unite;
  • nel 1735 sorsero Logge a Lisbona, a Roma, a Milano, a Verona, a Padova, a Vicenza, a Venezia, a Napoli, a Stoccolma;
  • nel 1736 fu fondata la Loggia di Genova;
  • nel 1737 nacque una Loggia ad Amburgo.

In Italia la prima Loggia fu fondata a Firenze nel 1731: intorno al nucleo iniziale, costituito da inglesi, si aggiunsero gradualmente numerosi nobili ed intellettuali fiorentini.
Su questa Loggia si esercitarono gli effetti persecutori della bolla pontificia “In eminenti”, pubblicata il 28 aprile 1738, che inaugurava una lunga serie di scomuniche e di condanne.
Sempre nel granducato di Toscana, a Livorno, nacquero addirittura quattro Logge: due negli anni 1763 e 1765 (ottennero una patente di fondazione dalla Gran Loggia d’Inghilterra degli Antients) ed altre due nel 1771 (con patente rilasciata dalla Gran Loggia d’Inghilterra degli dei Moderns).

Il fenomeno Massonico arrivò poi a Roma, con alterne vicende: nel 1735 alcuni gentiluomini inglesi diedero vita ad una Loggia “giacobita”, rimasta attiva fino al 1737, quando si dovette sciogliere per ordine del governo pontificio.  Ma, rispettivamente nel 1776 e nel 1787, vi vennero fondate due Logge, entrambe di rito “scozzese”.
Il 27 maggio 1789 il conte di Cagliostro tentò di organizzare una Loggia basata sul proprio “sistema egiziano“, ma venne arrestato, e processato dal Sant’Uffizio, che nell’aprile 1791 lo condannò a morte come “eretico formale, mago e libero muratore”, pena commutata poi nel carcere perpetuo.

Una serie di iniziative, assunte quasi contemporaneamente dai governanti dei vari Stati italiani, inaugurò un periodo di repressioni del fenomeno Massonico.
Nel Regno di Sardegna, il 10 giugno 1814 Vittorio Emanuele I emanò un editto con il quale ribadì “la proibizione delle congreghe ed adunanze segrete, qualunque ne sia la denominazione loro, e massime quelle de’ così detti Liberi Muratori già proibita col Regio Edito del 20 maggio 1794”.
Analogo decreto del 26 agosto 1814 emanato nel Lombardo Veneto vietò “gli ordini segreti, le adunanze, corporazioni e fratellanze segrete, come sarebbero le Logge de’ così detti Franchi Muratori ed altre consimili società”,  mentre papa Pio VII (15 agosto 1814) emanava un editto che, rifacendosi alle encicliche di Clemente XII e di Benedetto XIV, proibiva le “aggregazioni delli suddetti Liberi Muratori, e altre consimili”, e a Napoli Ferdinando IV di Borbone (8 agosto 1816) vietava “le associazioni segrete che costituiscono qualsivoglia specie di setta, qualunque sia la loro denominazione l’oggetto ed il numero dei loro componenti”.
Tuttavia, i Massoni italiani resistettero ed anzi andarono sempre più a rafforzare ed organizzare la propria attività, fino a riemergere in modo significativo nella seconda metà dell’Ottocento.

L’8 ottobre 1859, a Torino,  sette “fratelli” costituirono una nuova Loggia, chiamata “Ausonia” dall’antico nome poetico dell’Italia:  da questo seme il 20 dicembre 1859, sempre a Torino, nacque un’organizzazione che esplicitamente aspirava a diventare una Gran Loggia nazionale ed assunse la denominazione di Grande Oriente Italiano.
Tale intento si concretizzò con la prima assemblea costituente del Grande Oriente Italiano, che si tenne a Torino dal 26 dicembre 1861 al 1° gennaio 1862 sotto la presidenza di Felice Govean, facente funzioni di gran maestro, e con la presenza dei rappresentanti di ventotto Logge: Giuseppe Garibaldi fu salutato come “primo libero muratore italiano”.

Nel 1864 le varie Comunioni Massoniche, denominate Grandi Logge o Grandi Orienti, fioriti, all’epoca, sul suolo italiano, segnatamente il Grande Oriente di Napoli, il Grande Oriente di Torino e il Grande Oriente di Palermo, in una riunione costituente, tenutasi a Firenze, tra il 21 e il 24 maggio, in previsione del trasferimento della Capitale in quella città, si fondono in un unico Grande Oriente d’Italia, a capo del quale viene eletto Giuseppe Garibaldi.

Nel 1884 l’enciclica Humanum Genus di papa Leone XIII segnò probabilmente il momento più alto di scontro tra la Chiesa cattolica e la Massoneria:  il documento pontificio, oltre ad addebitare alla Massoneria “atroci vendette…” su chi sia creduto reo di aver tradito il segreto e disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia”,  sosteneva che l’obiettivo dei Massoni era quello di “distruggere da cima a fondo tutta la disciplina religiosa e sociale che è nata dalle istituzioni cristiane, e sostituirla con una nuova, modellata sulle loro idee, e i cui principi fondamentali e le leggi sono attinte dal naturalismo”.
In quel clima, veniva eletto gran maestro (17 gennaio 1885) Adriano Lemmi, il quale si impegnò particolarmente nel chiamare a raccolta figure rappresentative del mondo politico e culturale, tra cui Giovanni Bovio, Giosuè Carducci, Agostino Bertani, Giuseppe Zanardelli.
Il 6 giugno 1889 in Campo dei Fiori a Roma avveniva l’inaugurazione del monumento a Giordano Bruno,  opera dello scultore e futuro gran Maestro Ettore Ferrari:  l’oratore ufficiale fu il filosofo Giovanni Bovio;  nel 1895 divenne gran Maestro Ernesto Nathan, poi sindaco di Roma.
Il 24 giugno 1908 si determina una scissione che colpisce il Grande Oriente d’Italia.  Da questa scissione nascerà un nuovo filone Massonico che sarà denominato “Piazza del Gesù”.
Nel febbraio 1911, dopo una lunga trattativa, il Grande Oriente d’Italia acquista il famoso Palazzo Giustiniani presso cui istituisce la sua sede e per cui da allora verrà detto, appunto, “di Palazzo Giustiniani”.
Il 19 maggio 1925 la Camera dei Deputati approvò il progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato da Mussolini e mirante soprattutto allo scioglimento della Massoneria.
Già prima del suo scioglimento il Grande Oriente d’Italia era in rapporti di amicizia con la Gran Loggia di Francia e a Parigi era stata fondata (1913) da italiani la Loggia Italia n. 450; il 28 maggio 1930 gli esuli fondarono una nuova Loggia, l’Italia Nuova n. 609, dalla quale provenne un notevole contributo alla causa repubblicana nella guerra civile spagnola, cui parteciparono nove membri della Loggia, tra i quali Randolfo Pacciardi e Francesco Fausto Nitti.
Il 12 gennaio 1930 Eugenio Chiesa fu eletto gran maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia in esilio, nel quale si riconobbero le Logge italiane costituite all’estero (Egitto, Tunisia, Argentina, ecc.) e già all’obbedienza di Palazzo Giustiniani.
Il 10 luglio 1944 il “Comitato della Grande Maestranza“, formato da Umberto Cipollone, Guido Laj e Gaetano Varcasia, emanò la circolare n° 1 ai “Carissimi Fratelli Venerabili, Fratelli tutti d’Italia“: il Comitato si considerava erede diretto di Domizio Torrigiani ed Ettore Ferrari e alla vigilia del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 il Grande Oriente così si espresse:
“Noi non possiamo né vogliamo fare altro che ricordare ai Fratelli la necessità di tener fede ai principi che avemmo in retaggio da Mazzini, senza nulla imporre:  nel tempio del libero pensiero non sono ammesse coercizioni.  Giudichino i fratelli, riandando la storia d’Italia, particolarmente quella degli ultimi venti anni, quale delle forme istituzionali sia meglio adatta a conservare in piedi precisamente quel tempio della Libera Massoneria di cui noi siamo gli operai e da tale esame traggano ispirazione”.
Dalle ceneri del fascismo la Massoneria italiana, peraltro, risorse sia sotto i vessilli del Grande Oriente di Palazzo Giustiniani sia nella versione di Piazza del Gesù, ad iniziativa di Raoul Palermi.

A causa del cosiddetto “scandalo P2”, nell’immaginario collettivo si è insinuata la semplicistica equazione Massoneria = organizzazione malavitosa, andando ben al di là delle conclusioni oggettive cui giunse la magistratura e la stessa Commissione parlamentare d’indagine.
Quest’ultima, nelle sue conclusioni, aveva, tra l’altro, accertato che:

  • “non si può non riconoscere come Licio Gelli appaia, sotto ogni punto di vista, un Massone del tutto atipico:  egli non si presenta cioè come il naturale ed emblematico esponente di una organizzazione la cui causa ha sposato con convinta adesione, informando le sue azioni, sia pur distorte e censurabili, al fine ultimo della maggior gloria della famiglia;  Licio Gelli, in altri termini, non sembra sotto nessun profilo, nella sua contrastata vita Massonica, un nuovo Adriano Lemmi, quanto piuttosto un corpo estraneo alla comunione, come iniettato dall’esterno, che con essa stabilisce un rapporto di continua, sorvegliata strumentalizzazione”
  • “possiamo quindi affermare che tutti gli elementi a nostra disposizione inducono a ritenere come la presenza di Gelli nella comunione di Palazzo Giustiniani appaia come quella di elemento in essa inserito secondo una precisa strategia di infiltrazione, che sembra aver sollevato nel suo momento iniziale non poche perplessità e resistenze nell’organismo ricevente,  e che esse vennero superate probabilmente solo grazie all’interessamento dei vertici dell’istituzione i quali, questo è certo, da quel momento in poi appaiono in intrinseco e non usuale rapporto di solidarietà con il nuovo adepto”.

Sta di fatto che il 31 ottobre 1981, sette mesi dopo il rinvenimento delle famose liste P2 e dello scandalo seguente, la corte centrale del Grande Oriente d’Italia presieduta dal nuovo Gran Maestro Armando Corona, espulse Gelli dal consesso Massonico; peraltro la “Loggia di Propaganda 2” aveva sospeso ufficialmente la propria attività all’interno dello stesso GOI già nel 1976 e da allora non agiva più all’interno del consesso Massonico ufficiale.

Da allora la Massoneria italiana, nonostante la “disinformazione” e le campagne di denigrazione fondate “sul sospetto di ciò che non si conosce”, prosegue il suo cammino sempre secondo gli insegnamenti del 1717 e le Costituzioni di Anderson.

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