ONORE FA RIMA CON AMORE

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La cronaca degli ultimi giorni ci costringe a tornare sul caso della giovane Saman Abbas, trucidata dai suoi stessi familiari con l’accusa d’ averli “disonorati”. In un’intercettazione telefonica il padre della ragazza, tutt’ora latitante nel suo Paese d’origine e protetto da una rete d’omertà, ha infatti ammesso di aver ordinato la sua uccisione giustificandola con il “disonore” che avrebbe gettato sulla famiglia dopo aver intrecciato una relazione con un suo coetaneo – baciandolo persino per strada – mentre i genitori avevano “predisposto” per lei il matrimonio con un suo connazionale. A questa inquietante informazione è seguita una confessione dello zio con agghiaccianti particolari sulle modalità dell’assassinio e dell’occultamento del cadavere, gettato a pezzi nel fiume. Tutti abbiamo potuto vedere la foto che ritrae il tenero abbraccio dei due innamorati. Un’istantanea che, per la sua aura candidamente romantica, suscita solo tenerezza agli occhi di chiunque sia immune da pregiudizi fondati sull’ignoranza e da rancori dettati da un’arrogante anaffettività.

In alcune realtà, nelle quali domina l’arretratezza culturale, sopravvive la credenza che i genitori abbiano solo diritti – tra questi quello di uccidere i propri figli per salvaguardare l’ “onore” – e non, soprattutto, doveri tra i quali s’annoverano quelli di amare, proteggere e rispettare gli esseri umani che hanno generato. Una travisata visione “globalista” del mondo spinge alcune persone a fare spallucce dinanzi a questi atroci fatti, forti della convinzione che tutte le “culture” debbano essere rispettate. Nella civile Gran Bretagna si è arrivati alla “ghettizzante” decisione che sedicenti tribunali della Sharia possano occuparsi dei reati “religiosi” commessi dai fedeli all’Islam. Di fronte a tali decisioni ci viene in mente Ponzio Pilato nell’atto di lavarsi le mani.

Il grande filosofo Arthur Schopenhauer affermò che l’onore rappresenta la coscienza esterna mentre la coscienza s’identifica con l’onore interno. Non si può parlare di onore se non si consideri questa sua ambivalenza. Ci chiediamo: quale é il senso di un “onore” che non contempli un’attenta valutazione introspettiva? “Non fare mai agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” è una “regola aurea” che ha valore universale. “Non uccidere” è comandamento riconosciuto da tutte le religioni monoteiste. Siamo convinti che la stragrande maggioranza dei mussulmani condivida e applichi questi principi. Per tale motivo ci aspettiamo che quel padre crudele e blasfemo raggiunga presto i suoi parenti già in carcere, in attesa di giudizio. Negli ultimi giorni oltre settanta giovani (per lo più donne, ma anche bambini e uomini) sono stati freddati dalla sedicente “Polizia morale” in Iran perché protestavano per l’uccisione di una ragazza che portava il velo in modo non conforme. Non vorremmo che il XXI secolo, già portatore di guerre assurde, di malattie pandemiche e di catastrofi naturali, aggiunga al già ricco e tragico catalogo delle sciagure anche l’empietà di teocrazie sanguinarie. In Italia, nel secolo scorso, era contemplato ancora il “delitto d’onore”. Abolirlo è stato un atto di civiltà. Non possiamo e non dobbiamo arretrare neanche di un millimetro. I diritti della persona sono sacri e inviolabili. Gli autori dell’assassinio della cara Saman meritano una pena esemplare.

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