L’AMORE PER LA LIBERTA’ NASCE DA UN’OPERA INTERIORE

//L’AMORE PER LA LIBERTA’ NASCE DA UN’OPERA INTERIORE

George Orwell, alfiere della libertà e autore di capolavori dell’anti-utopia come “1984” e “La fattoria degli animali”, scrisse: “Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentire”. Oggi intendo avvalermi di questo diritto.

La scena del mondo in cui stiamo vivendo appare oggi dominata da despoti e teocrazie sanguinarie che utilizzano il potere di cui dispongono in guerre di conquista e di religione, in allarmanti minacce di apocalisse nucleare, in attentati terroristici, in repressioni cruente di libere manifestazioni del pensiero. Abominevoli leggi condannano a morte giovani donne che rifiutano l’imposizione del velo, intellettuali e giornalisti che non vogliono adeguarsi a leggi inique, sportivi che si riconoscono solo nei valori “decoubertiniani”, omosessuali che ambiscono a non esser considerati alla stregua di criminali. La guerra in Ucraina in undici mesi ha già causato centinaia di migliaia di morti. I cristiani in Africa ed in Asia sono colpiti a morte nei luoghi di culto nel rassegnato silenzio dei “media”. Il triste catalogo delle efferatezze potrebbe continuare per molte pagine. Mentre scrivo il padre di Saman, la giovane pakistana massacrata dai parenti per aver osato baciare un ragazzo della nazione che l’ospitava, è stato rinchiuso nelle patrie galere ed attende di essere estradato in Italia. Le autorità del grande Paese asiatico, però, sembrano giocare al perenne rinvio di una decisione dovuta, data la gravità del delitto compiuto dal padre dell’innocente ragazza.

Sconvolge la quasi totale indifferenza del mondo occidentale che reagisce timidamente all’abominio dilagante. Non bastano certo un centinaio di carri armati e qualche sistema antimissilistico a fermare l’avanzata di un grande esercito invasore. A poco valgono le “sanzioni economiche” imposte agli stati-canaglia che si ripercuotono più sulle popolazioni vittime che sui tiranni e ci impoveriscono di risorse energetiche. Addirittura patetiche sembrano le convocazioni dei loro ambasciatori, divenuti squallidi ripetitori delle idee criminali dei loro mandanti-dittatori. La Germania, stato amico e democratico, appare tremebonda ed egoista. Il tremendo passato di persecuzioni razziali che grava sulla sua recente storia invece di risvegliare la coscienza dei Tedeschi sembra che la intorpidisca. Su tutto e su tutti domina la paura. Eppure è lo stesso Paese che ha dato i natali a uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, autore della sinfonia divenuta Inno all’Europa unita. Ludwig van Beethoven, il genio di Bonn, affermò in vita che “Bisogna fare tutto il bene possibileamare la libertà sopra ogni cosa e non tradire mai la verità”.  Libertà e verità sono intimamente legate tra loro. Se, per paura, neghiamo la verità ci apprestiamo a perdere la libertà. La paura è la migliore alleata delle dittature. Il “pacifismo” che chiude gli occhi di fronte al rispetto dei sacrosanti diritti della persona è un pacifismo utopico e, in quanto tale, inefficace e “di maniera”. Coloro che giustificano le imposizioni teocratiche considerandole elementi portanti di una cultura diversa dalla nostra mentono sapendo di mentire. Se non c’è libertà senza verità non può esservi pace senza giustizia.

Le considerazioni sopra riportate si ribaltano sulla nostra “ragione sociale”. Noi apparteniamo ad una Comunità che si riferisce a valori universali, primo fra tutti il rispetto totale dei diritti della persona, un faro di pura luce che dovrebbe guidarci nel nostro agire quotidiano e rafforzare la nostra volontà di contribuire al bene della Patria e dell’Umanità. Se invece ci omologhiamo al “pensiero comune”, se ci rinchiudiamo nei ridotti dell’egoismo, se trasformiamo i nostri valori di riferimento in patacche da esibire in manifestazioni rituali fini a se stesse, se ci impelaghiamo in sterili battaglie divisive e inconcludenti, se diventiamo supponenti ed autoreferenziali, se scambiamo la fratellanza per consuetudine amicale, se ci trasformiamo in un esercito della salvezza degli interessi personali, diventeremo sempre più i bersagli ideali dei nostri detrattori.

La nostra ragion d’essere necessita di coraggio, impegno culturale, abnegazione e difesa incondizionata dei nostri valori. Il resto è “fuffa” destinata all’oblio e ad un’inarrestabile decadenza. Se non crediamo fino in fondo nella libertà, nella verità, nella giustizia è meglio chiudere i battenti della nostra comune Casa per cullare i nostri singoli “ego” nell’illusione d’essere dalla parte giusta. Il futuro della nostra Comunità è nell’inarrestabile opera di miglioramento interiore dei singoli affiliati, nel sostegno incondizionato ai principi liberali e democratici, nel contrasto alle nuove ideologie che innalzano il vessillo della rassegnazione per condurci tutti nel tetro antro del nichilismo. Dobbiamo cominciare da noi stessi, dalle nostre coscienze, da quel microcosmo che è la nostra mente. Tagore ne “La voce della verità” scrisse: “Tanto è facile soffocare, in nome della libertà esteriore, la libertà interiore dell’uomo”.

 

Il Grande Oratore

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